mercoledì 9 aprile 2014

Laissez Les Bons Temps Rouler


Come ogni anno, è tempo dello Showcase of Immortals, il Grandaddy of Them All. Dal Mercedes Benz Superdome, New Orleans, Lousiana, ecco a voi la trentesima edizione di Wrestlemania.


Le danze vengono aperte nel kickoff dal match per i titoli di coppia. Gli Usos, campioni in carica, devono difendersi dall'assalto dei Real Americans, guidati dal buon Zeb Coulter; dai RybAxel e dai Matadores, accompagnati da un Torito in versione Botchamania. 
L'incontro è decisamente adatto a scaldare la folla: rapido, ben combattuto, a tratti spettacolare. 
Diego & Fernando hanno fatto la loro porca figura, sul ring ci sanno stare e si vede, ma il pubblico è rimasto abbastanza indifferente. Giusta la loro eliminazione precoce, visto che hanno dato tutto & subito, accelerando il ritmo e sfoderando alcune manovre degne di nota, come la loro finisher su Axel all'esterno del ring.
Ecco, Axel sembrava fuori luogo, come Rosy Bindi su un numero di Playboy, infatti non faceva altro che sbraitare in modo esagerato. Anche Ryback non ha fatto un figurone, svolgendo il suo compitino e stop.
I Real Americans sono stati i veri mattatori della contesa. Prima Swagger elimima i portoricani grazie ad una spettacolare combo Belly to Belly into a Patriot Lock. Poi fanno fuori gli ex clienti di Heyman (strano che sia stato proprio Cesaro...) grazie ad uno spettacolare Very European Uppercut. Infatti perdono solo quando gli Usos, galvanizzati da un pubblico amico, li fanno litigare, in modo tale da far avvenire il tanto sperato split tra Cesaro e Swagger.
Buon match che conferma la fiducia negli Usos e ci consegna un nuovo Cesaro, più amato che mai dal pubblico.



Lo show comincia con un discorso del presentatore, l'immortale Hulk Hogan che, insieme a Stone Cold Steve Austin e a The Rock, ha intrattenuto il pubblico, dando un benvenuto caloroso.
Molto bello questo segmento, con le tre leggende che divertono e si divertono, anche grazie al Silverdome (cit.) che sta al gioco e spalleggia i tre fantastici intrattenitori.
Un inizio con il botto, un Wrestlemania Moment divertente e leggero, realizzato in maniera impeccabile.



L'opener di questa storica edizione è niente-popò-di-meno-che la sfida tra il COO, Triple H, e il beniamino del pubblico, Daniel Bryan. Il match è molto buono, grazie ad una storia narrativamente efficace e a due storyteller eccezionali. 
Triple H prosegue il lavoro iniziato da settimane, bersagliando costantemente il braccio e la spalla di Bryan e dimostrando di essere un assassino sia fisico che mentale. 
Bryan, invece, tiene fede al suo ruolo di underdog, soffrendo, mantenendo alto il livello di tenacia ed intensità. Ciò gli ha permesso di non arrendersi, nonostante il dolore continuo provocato dal rivale.
Il match, oltre che di una grande psicologia, ha goduto di un buon ritmo, soprattutto verso la fase finale, impreziosita da molte nearfalls credibili e da alcuni scambi da incorniciare.
Ultima cosa: il contorno. È stato un vero e proprio spettacolo.
Da una parte abbiamo un ingresso trionfale di Triple H, da vero imperatore che esce dal castello e scende sul campo da battaglia. Dall'altra abbiamo il paladino della gente, acclamato a grande voce dal popolo, un ragazzo a cui non servono troni nè scettri: il suo potere è il consenso, urlato ad alta voce attraverso una semplice parola. Yes. Yes. Yes.
(Rovino il momento poetico commentando la tenuta di Stephanie. Avete presente quelle accompagnatrici d'alto bordo, eleganti e distinte? Ecco, lei era tutto il contrario. Pareva una mistress sadomaso, appena uscita dal suo dungeon).



Se state cercando un match lungo, combattuto ed equilibrato, questo incontro non fa per voi. Infatti è stato uno squash di tre minuti in cui lo Shield ha annientato i tre rivali, non concedendo loro nemmeno un'offensiva degna di questo nome.
I tre mastini della giustizia hanno scaricato la loro rabbia ed energia contro i malcapitati, distrutti da una serie incredibile di manovre, concatenate alla perfezione. Da segnalare il doppio Suicide Dive
È stata una buona idea realizzare uno squash così, a Wrestlemania? Assolutamente sì.
Infatti hanno speso il meno tempo possibile, ottenendo il massimo risultato con il minimo sforzo; lo Shield è stato esaltato, uscendo dal match sempre più forti e sempre più uniti; mentre Kane ed i New Age Outlaws hanno le spalle abbastanza larghe da sopportare una sconfitta così dura.
Ottimo booking, ottima riuscita.



La Battle Royal mi è piaciuta molto. L'inizio è, ovviamente, caos puro, dato che ci sono 29 uomini sul ring (Yoshi Tatsu non lo conto, è durato meno una scatola di Gocciole nelle mie mano). Con il passare dei minuti, il ring viene liberato e la Battle Royal raggiunge il suo culmine quando sul ring rimangono in pochi. 
Alcuni eventi salienti.
- Il dominio iniziale della 3MB (idoli assoluti)
- Fandango che elimina Big E con un bel calcio alto (possibile feud in arrivo, dato che il ballerino era destinato al titolo già l'anno scorso)
- L'eliminazione di Justin Gabriel, visivamente la seconda piú spettacolare
- Il main eventer di WM 27 cacciato dal Cobra di Santino Marella
- L'ultimo match in WWE di David Otunga
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Bello anche questo match, poichè narra una storia efficace, che si discosta dal classico Cena vs Monster. Infatti abbiamo un Wyatt che, aiutato dai suoi plagiati seguaci, cerca in ogni modo di spingere Cena a tradire i suoi ideali, la sua "legacy"; mentre il nostro eroe è costretto ad un arduo compito: sconfiggere l'avversario, mantenendo i propri valori.
Tutto il match è basato su questo canovaccio e, dunque, la storia è narrata in maniera convincente. Ottimi i miglioramenti di Wyatt sul ring e soprattutto nell'interpretazione del personaggio. Un esempio è quando, a inizio match, si mette a ridere mentre Cena lo sta colpendo, perchè lo scontro stava prendendo la direzione voluta. Oppure quando intona la canzoncina da psicopatico, o ancora quando spaventa Cena con la posizione a ragno. Bella anche l'entrata, preceduta da un rituale di stregoneria, veramente adatto a New Orleans
Anche Cena ha combattuto bene, dimostrando per l'ennesima volta la sacralità e la validità dei suoi valori, che gli hanno concesso di vincere nonostante tutto. La chiave è stata capire che la forza di Wyatt risiede nel suo carisma, nei suoi seguaci, come accade per tutti i santoni. Così, eliminando prima Harper e poi Rowan, trova il punto debole del fu Husky Harris, riuscendo a pinnarlo per la prima volta.
E l'abbraccio con il bambino finale è simbolo ed emblema di tutto ciò.


Qui non voglio parlare del match, che tra l'altro non mi è piaciuto molto, ma qui si parla di storia, anzi di leggenda.
La streak è finita, è stata brutalmente interrotta da uno strepitoso Brock Lesnar. Inizialmente ciò mi ha lasciato allibito, ammutolito, esterrefatto. Non ci volevo credere. Eppure, riflettendo a mente fredda, trovo che questa scelta abbia molti pro, seppur qualche contro sia presente.
Prima cosa, ha reso il trentennale un evento indimenticabile, storico, al limite del leggendario. Questa è una cosa da non sottovalutare, perchè rende speciale l'intero evento. Inoltre fa passare in secondo piano la riuscita del match.
Capitolo Lesnar. Lui è l'uomo giusto per distruggere la streak perchè è una bestia, indomabile, sprezzante, senza pietà per una leggenda del calibro di Taker. Inoltre ha le (s)palle abbastanza grosse per poter sostenere un'eredità così enorme. Per non parlare dell'aura di imbattibilità che viene trasferita all'ex UFC, aura di cui potranno usufruire i futuri avversari di Lesnar, tipo il nuovo assistito del suo manager o il nuovo campione, sul cui titolo Lesnar ha già messo gli occhi...

Parliamo di Undertaker. Lui, finalmente, è tornato umano, è stato battuto dal tempo (che passa inesorabilmente per tutti), probabilmente abbiamo davvero assistito alla fine di un'era. Questa sconfitta ci ha ricordato che Taker non è solo la streak, è una leggenda incarnatasi in un uomo, uomo che alla fine ha avuto la meglio. Inoltre ha reso ancora più preziose le precedenti vittorie, che, se prima sembravano scontate, ora sono ancora più storiche.

Ultima nota la merita l'atmosfera, surreale, creata da un pubblico stupito al limite del sogno. Questa è, allo stesso momento, grande pregio (70*000 persone in silenzio sono uno spettacolo irripetibile), ma anche grande difetto, dato che lo shock ha colpito così fortemente da bloccare il pubblico anche per il proseguo di serata.




Dai, ammettiamolo. Pensavamo uscisse una merdata, e invece è stata una piacevole sorpresa, per essere il match pausa-cesso.
Da ricordare. AJ Lee vince; le Bellas stupiscono con un doppio Suicide Dive ; c'è stata una rara mossa combinata a tre dal paletto; Eva Marie è una gnocca da paura; Rosa Mendes con quella pettinatura anni 40 è piacevole come l'acido cloridrico sulla lingua.



Eccoci al main event, che vede il campione Randy Orton sfidare il vincitore della Rumble Batista ed il beniamino del pubblico, il malandato Daniel Bryan. 
Allora, il match è a tratti divertente, soprattutto verso la fase finale, quando il ritmo si è alzato (spettacolari alcune manovre, come la Powerbomb into an RKO sul tavolo dei commentatori spagnoli). 

Anche qui la storia raccontata è stata perfetta: Bryan che riesce a trionfare nonostante tutto e tutti, superando ogni ostacolo, come l'intervento di Triple H o la temporanea alleanza tra i suoi due rivali. Riesce a superare anche il dolore e alzare le due cinture in un tripudio di gente festante.
Finalmente hanno vinto i fan, la compagnia si è piegata al nostro volere. Finalmente.
Yes.
Yes.
Yes.





Un saluto, Jacopo {Yes, Yes, Yes}

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